Fine.

Aveva vissuto felice perché era riuscito a vivere la sua vita come un tempo sognato che bisognava sognare.

Aveva sfidato le regole, non aveva ascoltato il padre, Istinto lo sapeva da sempre che, nel corso perenne dell’esistenza, ballare con le altre acciughe non poteva essere tutta la sua vita.

Quando da piccolo qualcuno gli chiedeva cosa avrebbe voluto fare da grande, lui rispondeva: “l’esploratore”, così suo padre, puntualmente, scoppiando a ridere in una fragorosa risata, lo riprendeva dicendo: “Certo! Hai mai sentito un annuncio recitare – cercasi acciuga esploratrice?-”, ma a Istinto non importava quello che pensavano gli altri. Spesso quando nuotava nel banco, con i suoi occhi grandi, osservava il mare tra i profili degli altri pesci, come una fessura sull’infinito.

La legge di natura aveva stabilito che avrebbe dovuto nuotare tutta la vita in acque basse, quelle profonde erano per i più grandi e Istinto non era un pesce grande, era solo molto curioso.

La stagione delle migrazioni poteva offrire la possibilità di esplorare diversi angoli di mare, ma ciò che più lo attirava era quella sfumatura di blu intensa lontana, nella profondità e oltre. Quasi un respiro.

Tutti sapevano che ogni acciuga una volta stabilita la propria posizione, grazie agli occhi e alle linee laterali, avrebbe dovuto misurare la propria velocità e regolarla in base a quella degli altri pesci.

Tutti sapevano che le acciughe non potevano lasciare il banco, il mare poteva diventare un posto feroce e pericoloso.

Istinto sapeva però che in mare aperto un predatore avrebbe potuto avvistare un piccolo pesce con la stessa probabilità che avrebbe avuto di avvistare un banco. Indipendentemente dalle dimensioni, e Istinto non era un pesce grande, era solo molto coraggioso.

I giorni passavano tra vortici e piroette, l’acqua si stava facendo sempre più fredda, l’inverno era alle porte e il momento della partenza si avvicinava. Poteva essere l’occasione che cercava da tempo.

Milioni di individui: un’unica entità, il viaggio era cominciato. Tutti i pesci nuotavano, seguendo il destino. Istinto aveva deciso di prendere posto nella parte laterale del grande “pallone”, da lì poteva osservare schegge di mondo e soprattutto sarebbe stato in grado di identificare il momento giusto.

 

Sentiva la paura crescere, ma la curiosità era più forte. L’acqua cominciava ad assumere un colore più scuro, il paesaggio sottomarino svelava lontani orizzonti sfumati.

In quei momenti, più che mai, il banco doveva rimanere compatto, per non smarrire la direzione: tutti uguali, nessun numero uno, nessuno contro.

Il gruppo si muoveva a velocità costante, un’enorme chiazza di colore che mutava forma al ritmo di una dolce melodia di una musica vibrante.

All’improvviso un luccichio, come un lampo improvviso. Era giunto il momento. Istinto cominciò a nuotare staccandosi dal gruppo, verso un punto esatto della profondità che lo attirava con forza.

Giunto alla meta comprese immediatamente che quello era ciò che aveva desiderato da sempre: il punto esatto dove la luce diventa colore, il colore si trasforma in emozione, l’emozione muta in libertà.

 

Istinto non doveva cercare oltre, era giunto al termine del viaggio. Decise così di abbandonarsi in un movimento infinito, nel profondo del blu, immerso nel vortice della felicità.

Per sempre.

 Nicoletta Bacino
Curatore e storico d’arte